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Decimo dono: pregare il sacrificale. 3) Sia santificato il tuo nome.
Novità del Padre visuato. La conferma è da Gesù che si
presenta vestito di sola autorità sacrificale. Il Padre salva
morendo. Si lascia profanare e da chi salva viene santificato.
Augurio verbale ci dà il via alla santificazione reale,
con una chiamata: venga il tuo Regno. Dal ‘tuo’ si deduce
la presenza di un altro regno: l’egoisticale.



Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Gesù al suo sacrificale si accosta pregandolo,
e vuole che noi facciamo altrettanto. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro. È la preghiera tutta sacrificale che è
tutta da fare. Bene appellato: Padre nostro. Bene collocato:
che sei nei cieli. Bene augurato: sia santificato il tuo
nome. Il Padre è Santo. È colui che vive del suo amore
sacrificale. Vivendone accetta dalle creature la profanazione:
il lasciarsi trascinare alla morte dell’amore.
Lucifera, compiuta la sua impone a noi la nostra da vivere
in ogni singola azione. Ecco la nostra. Interrompe la
comunicazione tra il Paterno e l’umano, ne ricava l’istinto,
che eleva al comando, mentre gli spiriti li abbassa al
giogo. Mi inchioda l’amore Paterno alla sua meità: egoisticizzandomelo,
poi soffoca la forma dell’amore con
quella dell’istinto, e ne viene la ‘accecata sua schiavitù
egoisticale’: istintivizzato.
Un autentico sequestro di persona divina, che Satana mi
ha affidato perché faccia morire anse a anse il Padre mio
umanato. Lo faccio senza alcuna fatica, anzi con sommo
piacere. Ma questo - si obietterà - che Padre è? Non se ne
ha alcuna traccia nell’Antico Testamento, anzi, questa
conoscenza elimina addirittura quella. Ma neppure il
Nuovo Testamento ci dà un qualcosa di simile. Il suo potere,
la sua autorità, il suo dominio, il suo comando, dove
vanno a finire? Un Padre simile è lo zimbello delle sue
creature, tutti ci possono giocare capricciosamente, e fare
impunemente quello che vogliono. Ma non vedi - si obietterà
- che il tuo Padre manca di qualsiasi serietà, e ancor
più di severità? Nessun dubbio sul Padre visuato; ma dalla
prova del Figlio attingo conferma assoluta per voi. Con la
sua autorità sacrificale il Figlio compone la sua metamorfosi
e il dono della nostra salvezza. ‘Non faccio nulla che
non abbia visto fare dal Padre’.
Più del Figlio, e prima il Padre salva morendo. Il lascia
profanare per salvare. Così tutto ha in mano: il bene come
il male. Il male noi lo assegnamo alla sola cattiveria
umana, mentre dipende esclusivamente dal suo piccolare.
Il male lo regola Lui, piccolando.
Profanato salva. E dai salvati ottiene la sua santificazione.
Sicuramente non basta l’augurio verbale della santificazione
del suo nome; esso dovrebbe indurre (avvio) l’orante
alla sua santificazione reale. Come potrei formulare un
augurio e poi non fare nulla perché l’augurio si avveri?
Peggio, fare in modo che non si realizzi? Come posso
augurare buona giornata, e poi mettermi a tramare nascostamente
per rovinare al fratello quella giornata? Se io non
intendo agire con lo Pneuma per la santificazione del suo
nome, onestamente non dovrei augurarglielo, perché subito
dopo Gesù mi impegna in una chiara telefonata chiamata:
‘Venga il tuo Regno’.
Quando in una sala da pranzo tutto è pronto per dare il via
al banchetto nuziale, voi sentite la voce del maggiordomo
che sollecita gli invitati a entrare e a porsi ai loro posti:
‘Vengano gli invitati’; ‘Venga il tuo Regno’: è tutto pronto
per la tua santificazione. Sono pronto ad accoglierlo.
Ma ahimè! Non sappiamo che Regno sia il suo. Con quel
‘tuo’, ci fa sapere che ce n’è un altro che non è suo, ma è
contro il suo. È il regno di Satana.
Quello di Satana ha una sola specificazione: è regno egoisticale.
Distinto, diverso, contrario a quello Paterno.
Regno egoisticale, quello di Satana; sacrificale il Paterno.
Noi siamo nel primo e vi chiamiamo il secondo.

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