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Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il Regno sacrificale nostro. Il nostro inimicale semplice.
La presa della ricchezza industriale che dà due
classi: la padronale e l’operaia. Sempre ingiusto arricchire,
perché contro gli altri. Risposta: odio di classe, ora
rivoluzionario, ora morale; ormai, dello sciopero. Giusto
di umana giustizia, non divina. L’umana è egoisticale, la
divina è sacrificale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Come il Cristo, così il cristiano, vi si accostano pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro. Preghiera
sacrificale, tutta da fare. Bene appellato, collocato, augurato,
perorato: Venga il tuo Regno sacrificale temporale e eternale,
il tuo e il nostro. È nostro il cosmico, l’inimicale semplice:
è l’odio del nemico. Lo fa su il Padre morendo. Uno si fa
nemico di un altro col solo amarsi egoisticale. L’amore egoisticale
è tutto una presa. Presa delle persone, presa della religione,
presa delle cose. Buona la presa del necessario al
vivere. Cattiva la presa della ricchezza. Presa, questa, che
viene alimentata da una tensione crescente che punta tacita-
mente o apertamente a gareggiare con Dio: in potenza, in
grandezza, in felicità. Solo che il Padre le possiede piccolando,
noi vi arriviamo arricchendoci.
La tensione propria dell’amore egoisticale lancia la persona
sulla via dell’arricchimento in tutte le forme possibili.
1) Nel passato la ricchezza era prevalentemente terriera.
2) Ai nostri tempi è la ricchezza industriale.
In questo settore si lanciano gli imprenditori che disponendo
di grossi capitali li fanno fruttare nell’attività industriale.
Attività che domanda ed esige la mano d’opera umana.
(Due classi sociali)
Ecco il farsi di una classe padronale e di fronte a essa una
classe operaia. Con l’attività imprenditoriale ci si arricchisce
in vari modi. I padroni dicono di arricchirsi giustamente, ma
in realtà i modi sono tutti egoisticali e quindi odiali. Ci si
arricchisce per sé, non per gli altri; e ci si arricchisce ora
sfruttando, ora monopolizzando il mercato, ora dominando
l’economia, ora manovrando abilmente il potere economico
bene abbinato a quello politico e quindi legislativo. Una
classe che si fa nemica dell’altra. I nuovi ricchi sono i padroni.
I nuovi poveri (classe sacrificale) sono gli operai. Il piacerale
dei ricchi diventa il sacrificale dei poveri. Il piacerale
è ambito da tutti, mentre il sacrificale è bandito da chiunque.
La risposta della classe operaia. Facciamo la rivoluzione.
L’odio di classe abilmente manovrato da esperti della rivoluzione
ci ha dato nel nostro secolo una sanguinosissima rivoluzione,
quella bolscevica russa, che superbamente puntò
alla sua dilatazione universale. Odio violento. Ma vi fu
anche un odio in apparenza pacifico, che rifiutando l’odio
rivoluzionario, sviluppò un odio morale. È la classe operaia
che si unisce in quella sua organizzazione che prende il
nome di sindacato. L’unione fa la forza. È la sfida.
La sfida si fa sempre a suon di potenza. La potenza viene
dalle armi. Ecco il sindacato che impugna la sua arma: lo
sciopero: non si lavora. A questo punto ci chiediamo: è giusta
l’azione sindacale? Considerata la pura e semplice
azione per conseguire una migliore giustizia sociale, trascurando
l’odio che sempre accompagna nelle singole persone,
è doveroso dire e riconoscere che l’azione sindacale
è giusta. Ma di quale giustizia? Umana soltanto o anche
divina? È giusta, ma solamente di giustizia umana. Non lo
è per giustizia divina. Sono due le giustizie da mettere a
confronto perché ognuna ci faccia vedere il suo volto. La
divina è sacrificale, l’umana è egoisticale. Non sarà facile
vedere la sacrificale per rimuovere la egoisticale socialmente.
Non lo si fa singolarmente.

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