Conclusione


Non pensiamo che il volare alti nel cielo ci abbia fornito
la soluzione di tutto; no, anzi: forse ci accorgiamo che ci sta
procurando nuovi problemi, in quanto essendosi la panoramica
ampliata, anche le difficoltà a procedere sono di più; e
accanto alle gioie del momento, ecco il farsi dei dubbi e di
altre questioni da rivedere. Ma è proprio questo il senso dell’avventura del volo, che il nostro ‘albatros’ morale ci dà da
intravedere: non siamo fatti per fissarci stabili come colonne
e statuine, ma per migrare sempre, alla ricerca del
meglio e della situazione nuova che la vita ci riserva, nella
sorpresa e anche nei disguidi, che saranno, questi, come le
nostre prove da superare per arrivare sempre più lontano e
per approfondire le nostre capacità di visione esteriore, ma
prima di tutto interiore, specchiata in noi, come ombra di
‘albatros’ che brulica sull’oceano in calma, mentre egli lo
attraversa. Il percorso, nel frattempo, accanto alla fatica,
nella tenacia ci ha portato come frutto l’equilibrare le nostre
ali nelle altitudini, nelle variazioni della gravità che ci attira
come sirena orientante, ma anche fuorviante, nel richiamarci
a terra, a scendere. Il procedere, attraverso anche le
tempeste e le bufere, rafforza il noi la certezza che siamo
fatti per non rimanere mai a guardare, ma per entrare nel
vivo, nel volo infinito e eterno che ci è dato soltanto di intraprendere come ‘albatros’: segni dell’alba dello spirito di
quella Verità che ci è luce nel cammino. 

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