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Decimo dono: pregare il sacrificale.
4) Venga il tuo Regno.
Per realizzare la sua santificazione devo perorare: desiderio,
disposizione, devozione, stanno nel ‘venga’. Il ‘tuo’
diverso da quello di Satana. Come lo si descrive. La liturgia
vi contrappone quello del Padre, che viene radunato
in una sola espressione: venga il tuo Regno sacrificale. In
quel Regno c’è il suo sacrificale da non perorare; c’è il
nostro, che Satana non ci lascia perorare.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al suo, Gesù si accosta pregandolo, e vuole
che noi facciamo altrettanto. Quando pregate, voi dite:
Padre nostro. Unica preghiera, tutta sacrificale, e tutta da
fare. Bene appellato: Padre nostro. Bene collocato: che sei
nei cieli. Bene augurato: sia santificato il tuo nome. Il
Padre è Santo: vive del suo amore sacrificale. Vivendone:
accetta dalle sue creature la profanazione: il lasciarsi trascinare
alla morte dell’amore. Lucifera, compiuta la sua,
impone a noi la nostra. Essa si incentra su due operazioni:
l’amore Paterno che mi si è dato da vivere me lo ha egoi-
sticizzato e me lo ha istintivizzato in modo che io per ogni
azione di morte l’abbia a trascinare alla morte. L’augurio
verbale se non è sincero non vale a nulla. Ma se è sincero
mi porta a qualcosa di reale. Che debbo fare per la sua santificazione
reale? Devo perorare. Orare vuol dire pregare;
da qui il termine orazione. Perorare è molto di più di un
orare. È pregare con tutta forza. La forza non è nella ripetizione
o nel martellamento. La forza è nel desiderio: desidero
fortemente. Il desiderio è talmente forte, che prende
forma di un invito ardente. L’invito ha il sostegno di un
forte dispositivo alla accoglienza, ma soprattutto di una
pronta docilità alla sua realizzazione.
Desiderio forte; invito ardente; disposizione accogliente;
devozione facente: sono radunate in quel verbo pregnante:
‘Venga’. Venga che cosa? Il tuo nome sia santificato con
l’arrivo del Regno tuo: ‘Venga il tuo Regno’. Il Regno è
bene individuato: il ‘tuo’, che si contrappone a quello di
un altro: a quello di Satana.
1) Del regno di Satana noi conosciamo il contenuto: è un
regno di menzogna e di morte, è un regno di peccato e di
disgrazia, è un regno di ingiustizia, di odio e di guerra.
2) Volendo contrapporre il Regno del Padre a quello di
Satana, la liturgia della Regalità di Cristo (Cristo Re) ci
descrive così il Regno del Padre: Regno di verità e di
vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace.
Troppe parole descrittive che è bene radunare in una sola:
non solo per semplificare il discorso, ma perché un solo
termine li raccoglie compiutamente. La verità è una sola:
l’amore Paterno è amore: Sacrificale. La vita fluisce unicamente
dal sacrificale. La santità è vivere dell’amore
sacrificale. La grazia è una sola: il dono dell’amore da
vivere al sacrificale. La giustizia è solo la sacrificale.
L’amore è quello sacrificale. E la pace vera è quella sacrificale.
Il Regno del Padre è regno di amore sacrificale.
Così appunto va perorato: venga il tuo Regno sacrificale.
Nel suo Regno va bene distinto il sacrificale suo dal sacrificale
nostro. Il sacrificale suo non va assolutamente perorato
perché parte liberamente dal Padre e si compie anche
se noi lo volessimo impedire. Il sacrificale nostro dovrà
essere sinceramente perorato perché né lo desidero, né vi
sono disposto, né lo accetto devotamente. Il regno di
Satana egoisticale non me lo lascia accettare.

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