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Decimo dono: pregare il sacrificale.
3) Venga il tuo Regno sacrificale.
a) Il suo: origine e collocazione umana.
Un sacrificale d’essere o di origine, cui consegue quello
di azione con i tre passaggi. Ambedue incoscienti, non li
faccio entrare nella perorazione. Solo accettazione postuma,
senza accanimento sulla coppia. Come accetto il mio
peccare incosciente mio e dei miei fratelli. Quello d’azione
cosciente vi entra. Perché?

Pneumatica magia quella del visuato Paterno, che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire
egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale.
Al suo Gesù si accosta pregandolo, e vuole che facciamo
altrettanto. Quando pregate, voi dite: Padre nostro. Unica
preghiera, tutta sacrificale, e tutta da fare. Bene appellato:
Padre nostro. Bene collocato: che sei nei cieli. Bene augurato:
sia santificato il tuo nome. L’augurio va a cadere sulla
profanazione del suo nome. L’augurio verbale vuole con sé
la santificazione reale. Per conseguirla io devo perorare: pregare
con tutta forza. E la forza mi viene da un desiderio grande,
da un invito ardente, da una disposizione accogliente e da
una devozione facente. Nasce così la mia perorazione:
‘Venga il tuo Regno sacrificale’. Nel suo Regno vi abbiamo
ravvisato un sacrificale suo e un sacrificale nostro.
*) Accostiamoci al suo.
Il suo sacrificale ha origine, per metamorfosi Paterna,
dalla sua eternale sacrificazione. Ha la sua collocazione
nella creatura: l’angelica e l’umana. In ogni umana creatura
il Padre ottiene:
1) Un sacrificale d’essere: (il suo sacrificale umanato è il
mio peccato e il mio peccare) il suo raggio di amore
Paterno non appena mi ha raggiunto col battesimo cresimato
mi viene integralmente egoisticizzato e istintivizzato.
Lo chiamo sacrificale d’essere (o di origine),
che ottiene in tutte le umane creature, e non avrà rimozione
fino alla conclusione della vita presente. Dal
sacrificale d’essere ne viene:
2) Il sacrificale di azione. È la profanazione che passa dall’essere
al fare. Un passaggio automatico. Avviene
mediante tre scatti che hanno del magico: a ogni tocco
il mio sentire, a ogni sentire il mio agire, a ogni agire il
mio acconsentire. Il sacrificale d’azione rimane in prevalenza
incosciente, come lo fu quello d’essere.
Sia l’uno che l’altro non li faccio entrare nella mia perorazione;
non ho che da dare accoglienza postuma: rispettosa,
senza alcun accanimento (alcuna arrabbiatura) sui passaggi
obbligati del suo sacrificale. Uno di questi passaggi è la
prima coppia umana. Riesco solo a ricordare un’espressione
che ora mi fa orrore: ‘Tutta colpa di Adamo ed Eva!’.
Non maledico alcuno per il mio sacrificale d’origine e per
il mio sacrificale d’azione incosciente. Ma benedico il
Padre che ama lasciarsi inchiodare da Satana alla sua
meità, e quindi egoisticizzare l’amore, senza neppure che
io lo sappia. Lo benedico per il suo piccolare e per il suo
salvare morendo, senza neppure che la creatura lo sappia.
Non mi devo accanire contro il peccare incosciente dei
miei fratelli; mentre per istinto li giudico e li tratto come
se il male lo facessero sempre a occhi aperti. Più che colpire,
vogliamo illuminare una mente che si sta impetuosamente
annebbiando. Ma la mia attenzione si volge soprattutto
al sacrificale d’azione cosciente.
Il visuato Paterno mi ha fornito di un occhio penetrante, al
punto da farmi vedere e da farmi dire tutto peccato. È questa
la lettura totale di me stesso e dei miei fratelli. Non
avrei fatto entrare nella mia perorazione il mio peccare
cosciente, eppure lo Pneuma mi fa dire: Venga col tuo
Regno sacrificale il mio peccare cosciente.

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