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Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale. Il nostro: inimicale semplice.
La presa delle cose: oltre le necessarie. Presa della
ricchezza: amore egoisticale: cosa è: la sua tensione connaturale:
gareggiare con Dio non nel sacrificale col quale
si comunica ma con l’egoisticale, col quale si gareggia
con Dio. Insaziabilità e assenza di sicurezza. Una febbre
non misurabile.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Come Gesù, così il cristiano vi si accosta pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro: preghiera
tutta sacrificale, tutta da fare. Bene appellato, bene collocato,
augurato, perorato: Venga il tuo Regno sacrificale,
temporale ed eternale; il tuo e il nostro. È nostro: il sacrificale
cosmico; è nostro il sacrificale inimicale semplice:
è l’odio di un nemico. Lo fa su il Padre morendo. Uno si
fa nemico di un altro semplicemente amandosi. L’amore
egoisticale è tutto una presa.
a) Prende le persone che piacciono: esaurito il piacere,
ecco l’odio in azione.
b) Prende la religione e te la fa sorgente di un odio che
è il più crudele e spietato di tutti.
c) Prende le cose.
Prendere le cose che necessitano al vivere umano fa parte di
un dovere personale e sociale, che dovrebbe impegnare
tutta l’umanità, perché il necessario sia garantito a tutti. E il
dovere fluisce dall’amore verso di noi stessi e verso il pros-
simo: ‘Ama il tuo prossimo come te stesso’. L’amore buono
agisce nei limiti del necessario. L’amore cattivo agisce fuori
di questi limiti e ti si dà alla presa di tutte quelle cose che
concorrono a formare la ricchezza. L’amore egoisticale
esercita la sua presa sulla ricchezza. Come mai? Occorre
conoscere a fondo la dinamica dell’amore egoisticale.
1) Esso è lo spirito di amore Paterno che per darsi da vivere
a ciascuno, si cede espropriato e diventa mio, perché
io vivendone al sacrificale abbia a diventare suo. La
sua meità capace di produrre la mia suità: è la comunione
divina e umana. Quell’amore Satana me lo ha bloccato
alla sua meità e ne è venuto l’amore egoisticale.
2) Cos’ha quell’amore? Esso ha una sua forza, una sua tendenza,
anzi una sua tensione che va in crescita inarrestabile:
la tensione a gareggiare con Dio. La tensione non
me l’ha inserita Satana nell’amore egoisticale, ma (gli è
connaturale) fa parte della sua natura e quindi della sua
volontà: vuole pareggiarsi con Dio. Cosa vuol dire?
Dio ha una sua grandezza, ha una sua potenza, ha una sua
felicità. Grandezza, potenza, felicità divine sono tutte piccolari,
perché la sua passione è sacrificale.
1) L’amore sacrificale non mi fa gareggiare con Dio, ma
mi dispone umilmente a dare la mia risposta alla sua
offerta di comunione: tu entri in comunione con me e
come mia risposta io entro in comunione con te vivendo
del tuo amore sacrificale.
2) Mentre l’amore egoisticale mi fa gareggiare con Dio.
Non a livello sacrificale, ma a livello piacerale. Ecco
farsi avanti la mia tensione a grandeggiare egoisticamente,
a potenziare egoisticamente, a felicitarmi egoisticamente.
Tutto questo per gareggiare con Dio, talora
sfacciatamente, sempre tacitamente.
A Lucifera non è valso il grido di Micael: Quis est Deus:
chi può gareggiare con Dio? Io: risponde Lucifera, e d’un
colpo diventa il rovescio di Dio: un Inferno. E neppure a
noi basta quel monito severo: non puoi gareggiare con Dio
su una sponda contraria.
È una tragica illusione. E non dovremmo accorgerci da noi
stessi? La presa egoisticale delle cose non conosce pace
alcuna perché è insaziabile. Come le cose materiali possono
saziare uno spirito umano chiamato a saziarsi solo nella
comunione con Dio? Insicura: nessuno ti garantisce quel
possesso. Ricordiamo quel ricco che rinnova i granai:
Stolto, questa notte stessa morirai! Una tensione da affrontare
e da smontare accuratamente.

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