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Decimo dono: pregare il sacrificale da fare.
Venga il tuo Regno sacrificale nostro.
*) Il fisico. Il divorzio tra vita e sacrificale fisico si ricompone
solo con l’amore sacrificale.
I motivi per riprenderlo con amore:
a) Il sacrificale fisico cosa mi dice: tre cose:
. L’entrata e l’uscita piccolare mi dice di fare il piccolo.
. Mi dice che la vita è un bene relativo, non assoluto.
. Mi dà il senso vero sacrificale della vita.
Il senso della sola vita mi viene scartato dal piacerale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Cristo e il cristiano vi si accostano pregandolo.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro che sei nei cieli.
Preghiera sacrificale: da dire e da fare. Bene appellato e
collocato. Bene augurato e perorato: Venga il tuo Regno
sacrificale, temporale e eternale; col tuo venga pure il
nostro: il cosmico, l’inimicale, il bellico. Venga il nostro
sacrificale fisico. Il dono del Padre: si chiama vita: la vita
fisica, vita sacrificale.
1) La sacrificalità l’ha assegnata alla forma che ha dato
alla vita: una forma stampata da quello stampo che il
Padre si dà nella sua metamorfosi: una forma potenziale,
che è forma piccolare, è forma sacrificale.
2) Il sacrificale e la vita formano un connubio insolubile.
Effettivamente insolubile, non però affettivamente perché
Satana vi ha incuneato la egoisticità dell’amore
generando un divorzio (scollamento) tra vita e sacrificale
che noi non fatichiamo a tenerlo vivo ed efficiente.
3) L’impresa richiesta al cristiano è la ricomposizione
pacifica del dissidio tra vita e suo sacrificale. La consegue
non con la semplice accettazione e rassegnazione,
ma con l’amore sacrificale verso un sacrificale, che è
pazzia voler bandire dalla nostra vita.
Solo allora potremo sinceramente pregare: Venga il tuo
sacrificale, pure il mio: il sacrificale fisico. Occorre una
preparazione intensa e un allenamento costante per trattare
con amore il nostro sacrificale fisico. Recuperiamo
l’amore sacrificale con queste considerazioni sul sacrificale
fisico. (L’amore sacrificale accede per via di conoscenze
convinte)
1) Che cosa mi vuoi dire
2) Che cosa mi vuoi fare
3) Quanto mi vieni a costare
4) Come io ti devo trattare.
Accostiamoci alla prima.
*) Mi vuol parlare: Che cosa mi vuoi dire.
Non dimentichiamo che il sacrificale fisico ha una funzione
profeticale. È il Padre che lo fa parlare anche se noi non
lo vogliamo ascoltare.
1) Una prima parlata: la mia vita scorre entro due estremi:
(entrata-uscita) l’inizio e la fine. Sono due estremi lontanissimi
in assoluto eppure hanno una somiglianza
fortissima. Il mio inizio ha avuto una forma potenziale;
per quella forma la vita è sacrificale: il mio inizio fu
dunque piccolare. Tanto piccolare da non possedermi:
di mio non avevo nulla, solamente l’amore Paterno che
Satana mi ha bloccato nella sua meità, perché avesse a
marcire. Lo sviluppo di quel piccolo corpo animato mi
ha sospinto a una graduale appropriazione di me stesso,
guidata erroneamente dalla mia egoisticità. La mia
fine sarà piccolare: sarà la mia sensibile espropriazione
totale: verrò espropriato delle cose, delle persone, di
me stesso, e quindi della mi vita. Che forma dovrò dare
al mio vivere, al mio agire fra i due estremi? Fare il piccolo
è la regola giusta; fare il grande è la regola sbagliatissima.
2) Una seconda parlata: la vita fisica è un bene: è produzione
dell’amore Paterno beneficale; ma il suo sacrificale
mi dice che non è un bene assoluto, ma solamente
relativo: è in relazione con un altro bene che lo supera.
L’amore egoisticale me lo fa assolutizzare, e non è che
affettivamente non ci riesce. L’unica cosa che vale è
questa vita; l’unica cosa importante è vivere e vivere
bene. Volete piacere alle persone? Domandate sempre:
Come va? Come sta? Volete la sincerità di una persona?
Ascoltatela nel suo valutare la vita: quel che vale e
che conta è godere di buona salute. Tutti ragionamenti
egoisticali.
3) Una terza parlata: mi vuol dire del senso della vita,
come devo sentire la vita fisica. Il senso della vita, il suo
sentire, lo devo attingere alla sua finalità. Quale è il fine
della vita presente? Se guardiamo alla finalità egoisticale
dobbiamo dire che la sua finalità è il piacerale.
Falso e ingannevole perché tu lo vorresti sicuro per sempre,
mentre è sicuro che finisce. Ma se guardiamo alla sua
qualità che le è essenziale, che la fa vita sacrificale, allora
la sua finalità è sacrificale: giusto: nati per morire; non
solo per morire, ma metamorfosale e migliorativa. Questo
me lo dice e ci vuol fare.

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