307

Decimo dono: pregare il sacrificale. Venga il tuo Regno
sacrificale nostro.
1) Prima sorgente il cosmo
2) Quanti ne sacrifica
3) Spiegazione umana
4) Spiegazione visuata: ha tre fasi, legate alla forma assegnata
al cosmo. Dalla forma piccolare evoluzione e
fenomeni sacrificali. La fine del cosmo.5) L’umanità gli è avversa; la perorazione non solo ci
dispone bene, ce lo fa accogliere, ma ce lo fa invitare
come pacificazione



 

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale, ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Al suo Gesù si accosta pregandolo, e vuole che
facciamo altrettanto col nostro. Per questo ci ha detto:
quando pregate, voi dite: Padre nostro. Unica preghiera
tutta sacrificale e tutta da fare. Bene appellato, bene collocato,
bene augurato, bene perorato: venga il tuo Regno
sacrificale temporale ed eternale.
Venga il nostro peccare cosciente nel tempo e venga pure
la fissazione della creatura nella eterna morte dell’amore
Paterno. Questo è il Regno del sacrificale suo. Ma nel suo
Regno vi è anche il sacrificale nostro.
Lo chiamo nostro: non perché sia prodotto da noi o perché
la sua gestione sia in mano nostra, ma unicamente perché
è destinato a noi.
1) La prima sorgente del sacrificale nostro non ha intelligenza
o volontà, come pure non ha un’anima che la faccia
vivente. Si identifica col mondo creato, e poiché il
mondo lo si chiama anche cosmo, il sacrificale che da
esso proviene lo chiamo: sacrificale cosmico.
2) (Le dimensioni sue) Ora, l’ambiente cosmico sacrifica la
persona. Immaginiamo quanti ne ha uccisi il deserto con
la fame e con la sete. Quanti ne ha ucciso l’ambiente glaciale
assiderando il corpo umano. Immaginiamo quanti
sono stati spazzati via da tifoni e uragani. Quanti ne
abbiano sepolti i terremoti. Quanti annegati coi maremoti
e le inondazioni. Ne avremo un sacrificale sicuramente
più elevato della montagna più alta del mondo.
3) (Spiegazione umana) Il cosmo ha tre fasi: l’iniziale, la
mediana, la finale. Esse sono indissolubilmente legate
alla forma che il Padre ha dato alla creazione. L’ha fatto
tanto piccolo, che più piccolo di così non lo si poteva
fare. È l’impronta del suo amore sacrificale che ama
piccolare. Ne ha fatto un concentrato sommo di potenzialità
cosmiche. Con quella forma tutta l’evoluzione,
la trasformazione, i fenomeni cosmici che si accompagnano
alla sua evoluzione e un giorno alla sua decomposizione.
Nascita, crescita e morte cosmica. La fine
del mondo non sarà imposta al cosmo, ma viene prodotta
dal cosmo stesso, come la mia fine non sarà mandata
da Dio, ma espressa dal corpo mio al termine della
sua evoluzione.
4) Il sacrificale cosmico trova una umanità che gli si oppone
accanitamente e lo odia sinceramente. È l’odio che
promana dalla egoisticità dell’amore Paterno. Il Figlio ci
domanda con la perorazione non solo una umile accoglienza,
non solo una buona disposizione all’accoglienza,
ma un convinto e sincero invito: Venga il tuo Regno
sacrificale nostro: Venga il nostro sacrificale cosmico.
Vogliamo la pace con i fratelli; la dobbiamo volere pure
col cosmo prima che ci abbia a sacrificare, perché se nel
programma nostro è scritto moriamo in pace col cosmo
che il Padre ha voluto sacrificatore. Inutili gli scongiuri
e la divinazione per cogliere il mistero.



308

Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale nostro.
3) Seconda sorgente: il nemico semplice: va contro una
persona.
a) Chi me lo fa su: il Padre che da Satana è messo in
malattia, e dalla persona realizzata in morte dell’amore.
Tempo, modo, gradazione è da Lui. Anche
Satana vi soggiace viva.
b) Chi me lo manda: il Padre. Rispetto alla sua morte,
e accoglienza.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale, ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Gesù al suo si accosta pregandolo,
e ci ha dato da fare altrettanto.
Quando voi pregate, dite: Padre nostro. Unica preghiera,
tutta sacrificale e tutta da fare. Bene appellato, bene collocato,
bene augurato, bene perorato: Venga il tuo Regno
sacrificale temporale ed eternale; Venga il peccare
cosciente nel tempo e la fissazione della creatura nell’eterna
morte dell’amore.
Col suo sacrificale c’è anche il nostro:
1) Il nostro ha una sua prima sorgente: il creato suo, e l’abbiamo
chiamato: il sacrificale cosmico. Immenso per
estensione, oscuro nella sua spiegazione, rischiarato dalla
Paterna visuazione. Al creato, come a ogni altra cosa, ha
dato una forma piccolare: di sommo concentrato di
potenzialità cosmiche, che nella sua evoluzione e nei suoi
fenomeni fa da sacrificatore alla persona. L’amore egoisticale
ce lo fa solamente deprecare, mentre l’amore
sacrificale ci fa porgere un invito cordiale: Venga il tuo
Regno: Venga il sacrificale cosmico a compiere quella
azione sacrificale che il Padre gli ha assegnato. Dal sacrificale
cosmico piuttosto lontano e remoto passiamo a una
seconda sorgente, un sacrificale più vicino:
2) Il sacrificale inimicale semplice: è questo il sacrificale che
ha un suo gestore bene individuato: il nemico, onde la
qualifica di sacrificale inimicale. Lo chiamiamo semplice
perché la sua azione è interpersonale, si svolge tra due persone.
Il visuato Paterno ci ha fornito una lettura del nemico
e una comprensione totalmente nuova: Pneumatica.
Del nemico mi ha fatto vedere tante cose.
1) Chi fa su il nemico: alla base c’è un battesimo cresimato
Paterno incosciente. Al suo incominciare la persona
viene raggiunta da un raggio di amore Paterno, che
espropriato si cede, dal suo Agente si fa concepire, si dà
da vivere pronto a morire. Quello che Satana ha fatto
prontamente fermando l’amore su di noi (egoisticizzato)
e imponendogli la forma dell’istinto (istintivizzato).
Da quella operazione satanica siamo usciti tutti quanti
nemici del Padre e nemici potenziali dei fratelli: siamo
nemici e tutti possiamo fare il nemico. La formazione
del nemico l’ha in mano il Padre, e la gestisce personalmente
senza lasciarsi sfuggire nulla.
2) Chi me lo manda. In ogni singola persona Lui accetta
di subire la morte dell’amore. Il tempo, il modo, la gradazione
di quella morte viene regolata dal Padre
Agentato. Satana stesso non può modificare il piano di
morte che il Padre realizza in ogni creatura. In questo
deve soggiacere alla volontà del Padre. La morte viva
dell’amore che realizza ogni persona è viva. È la morte
dell’amore che non muore, e la chiamo morte viva.
È la morte di uno Spirito che non muore come un corpo
umano. Mentre conduce personalmente il farsi della morte
dell’amore, provvede pure alla sua destinazione. Vivendo
la morte dell’amore, la persona si fa capace di fare azione
di morte e quindi di odiare il fratello. Facendolo su, il
Padre pensa pure a tante altre cose: a chi deve andare quel
nemico, quando deve fare azione di morte, che gradazione
dare a quella azione e su che cosa deve fare azione di
morte. A tutto provvede il Padre. Quando mi arriva io sono
certo che me la manda a farmi tutto quel male che gli assegna
Lui, nel tempo e nel modo scelti da Lui. A questo
punto non posso ancora dire che il nemico è dono del
Padre, a posso e devo dire che il nemico è prezioso, vale
tanto, perché per farlo su il Padre accetta di subire la
morte. Come minimo dobbiamo rispetto al nemico per
quella morte che il Padre vi accetta. Costa.

309

Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale nostro: il semplice nemico.
c) Come si fa su: amandosi automaticamente dall’incominciare
gradualiter. Basta amarsi per odiare.
Identità tra i due con azione divaricante. Imago: la
mano che prende e butta via. Presa bidirezionale:
sulle cose e sulle persone. Fruizione delle prime e
comunione amicale con le seconde.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale.
Al suo Gesù si accosta pregandolo, e vuole che facciamo
altrettanto col nostro: quando pregate, voi dite: Padre
nostro. Preghiera sacrificale tutta da fare.
Bene appellato, bene collocato, bene augurato, bene perorato:
Venga il tuo Regno sacrificale temporale ed eternale.
Col suo c’è anche il nostro.
1) Una prima sorgente: il cosmo; onde: sacrificale cosmico.
2) Una seconda: il nemico; onde: sacrificale inimicale
semplice: nemico personale. Dal visuato Paterno una
lettura Pneumatica completa del nemico.
a) Il nemico chi lo fa su: il Padre. È Lui che lo concepisce
con un battesimo cresimato incosciente astutamente
manipolato da Satana con una duplice operazione:
l’amore Paterno viene egoisticizzato e istintivizzato.
È il Padre che passa alla sua formazione
subendo la morte nei tempi, nei modi e nella gradazione
segnata da Lui. È il Padre che (lo spedisce)
pensa alla sua destinazione. È apparso chiaro il
costo elevatissimo del nemico, la sua preziosità e il
rispetto che gli dobbiamo: lo fa su il Padre morendo.
Così il nemico in concezione, in formazione, in
destinazione l’abbiamo guardato; ma ora dobbiamo
guardarlo in azione:
b) Come fa uno a farsi nemico. Uno si fa nemico amandosi.
Per amarsi dispone di amore egoisticale: è
quello Paterno cui Satana ha strappato il sacrificale
riducendolo a egoisticale. Ma non è che lo debba far
funzionare lui, perché l’amore egoisticale funziona
da se stesso (a seguito di ogni tocco) per un automatismo
legato alla forma istintiva che gli ha imposto.
E siccome la forma gliel’ha imposta al mio incominciare,
prende a funzionare immediatamente (senza sapere e volere),
con un crescendo prima impercettibile e poi sempre
più vistoso. Non conosco un solo bimbo innocente, anche
se la mammina non vuol neppure pensare il contrario.
Colui che si ama come fa a passare all’odio e farsi nemico?
Per odiare basta amarsi.
Cerchiamo di conoscere bene il rapporto tra amore egoisticale
e l’odio. Essi sono la stessa cosa: l’amore egoisticale
è odio. Infatti l’amore egoisticale è morte viva dell’amore.
L’odio è morte viva dell’amore in azione di
morte, che uccide.
La sostanza è identica; l’azione dei due come appare è
divaricante: l’amore egoisticale mi fa prendere ciò e chi
mi piace, mentre l’odio mi fa fare il contrario: mi fa buttar
via. Volete una immagine eloquente? Noi abbiamo una
mano destra che compie due azioni contrarie: ora con la
mano prendo, ora con la medesima butto via.
Due azioni diverse compiute dalla stessa mano. La stessa
morte viva dell’amore ora mi fa prendere quello che mi
piace, ora mi fa eliminare chi non mi piace. Proprio per
affermare la loro identità abbiamo coniato l’espressione:
amore di odio o amore di morte.
La presa propria dell’amore egoisticale va in due direzioni:
ora sulle cose, ora sulle persone.
Le cose si lasciano prendere e si lasciano godere senza che
rispondano alla mia appropriazione. Io me ne approprio,
ma loro non fanno comunione con me. Non così con le
persone: si prendono le persone che piacciono e fanno
comunione con noi. Sono i cosiddetti amici. L’amicizia è
la sorgente più forte dell’odio, e spietato.

310

Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale nostro.
*) Sacrificale inimicale semplice: amicizia: fonte crudele
e spietata dell’odio: parte a ogni tocco di piacere, fa
obliare ogni contrasto. Intensa interazione amicale,
circolazione totale, comunione simbiotica. Polveriera
che scoppia alla scintilla. Necessità, ma ancor di più
regolarità Paterna. Il Padre la incenerisce: la sponsale
e la genitoriale.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova.
Tocca la preghiera del dire egoisticale ed ecco uscir fuori
la preghiera del fare sacrificale. Gesù si accosta al suo pregandolo,
e vuole che altrettanto facciamo col nostro.
Quando pregate, voi dite: Padre nostro.
Preghiera sacrificale, tutta da fare. Bene appellato, bene
collocato, bene augurato, bene perorato: ‘Venga il tuo
Regno sacrificale temporale ed eternale. Col suo è il
nostro sacrificale. Ha più sorgenti: dal cosmo: sacrificale
cosmico. Dal nemico: sacrificale inimicale semplice: il
nemico personale.
1) Chi lo fa su: concezione del nemico, formazione e destinazione
sono dal Padre, che lo fa su morendo.
2) Come fa uno a farsi nemico: solo amandosi, egoisticamente,
automaticamente, piacevolmente dal suo incominciare.
L’amore egoisticale è già odio, anche se l’azione dei due è
divaricante: l’amore prende, l’odio butta via. L’amore
egoisticale va in due direzioni: l’una alle cose, l’altra alle
persone. La presa su di una persona prende il nome di amicizia.
L’amicizia è la sorgente più crudele e più spietata
dell’odio. Vediamolo. La genesi dell’amicizia: come fa a
nascere. La partenza è sempre dai tocchi personali, che
sono svariatissimi.
Quando a un tocco di persona se ne sente piacere, scocca
immediatamente l’azione della presa vicendevole: gli
amici si prendono. La presa iniziale prosegue sospinta da
un piacerale crescente, che agisce magicamente sui contrasti
concomitanti sciogliendoli come d’incanto.
Questo avviene nella marcia amicale; non sarà così al
blocco finale. L’interazione amicale è intensissima. Tutto
si mette in circolazione tra i due e poiché ogni persona va
in crescendo sotto la spinta amicale, l’esaurimento della
circolazione non è immediato.
La circolazione alimenta una comunione, che si dilata e si
approfondisce al punto che i due amici entrano in simbiosi:
uno vive dell’altro.
È la comunione egoisticale amicale che opera un accumulo
sbalorditivo di morte viva dell’amore. Per questo l’amicizia
diventa una autentica polveriera, che alla prima scintilla
dà uno scoppio fragoroso, una accensione divorante e
una devastazione nulla risparmiante. L’esplosione è e si
chiama odio inimicale.
Non è una fatalità o una casualità, ma è una necessità, una
conseguenza naturale dell’accumulo esagerato di morte
viva dell’amore. Abbiamo detto che l’esplosione amicale
è una necessità, ma più ancora è una regolarità. C’è uno
che la regola: il Padre, il quale si manifesta impegnato a
bruciare soprattutto due comunioni amicali:
1) Quella sponsale o maritale: tra marito e moglie. Che la
comunione sponsale si sfacciatamente egoisticale lo si
vede a occhi chiusi nella celebrazione matrimoniale
tutta immersa nel piacerale. Giurereste sulla solidità di
quella comunione? Non lo fate, perché presto, troppo
presto, vi sarà una spaventosa esplosione, che si chiamerà
come minimo odio sponsale, per diventare separazione
e divorzio finale: che segna la consacrazione e
la perpetuazione nel tempo e forse nell’eterno di un
odio infernale. Il Padre non accetta e non vuole matrimoni
egoisticali: in un modo o in un altro li fa inceneriti
dall’odio.
2) Quella genitoriale: tra genitori e figli. Spendete tutto
per una comunione egoisticale, date più del necessario
e del richiesto che prestissimo il Padre ve li mette contro,
e la vostra comunione è subito in odio inferocita.

311


Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale nostro.
Sacrificale inimicale semplice. Unione sponsale egoisticale
non è simbolo di unione ecclesiale Figliale e Paterna.
Il Padre propone la divina comunione, bruciando l’umana:
eccoci al divorzio
1) Origine
2) Dinamica: odio ragionato e vendicativo con una nuova
unione.
Odio in vita insolubile; e in morte? Ammettere? Non fan
sacramento.



Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Gesù al suo sacrificale si accosta pregandolo,
e vuole che facciamo così anche col nostro. Quando pregate,
voi dite: Padre nostro. Unica preghiera sacrificale,
tutta da fare. Bene appellato, bene collocato, bene augurato,
bene perorato: Venga il tuo Regno sacrificale temporale
ed eternale. Col suo, c’è anche il nostro sacrificale. Per
taluni è il sacrificale cosmico. Per tutti c’è il sacrificale
inimicale semplice: è l’odio personale del nemico:
1) Il nemico lo fa su il Padre morendo.
2) Ci si fa nemici col solo amore egoisticale che è odio,
anche se in azione sono divaricanti: l’uno prende, l’altro
butta via.
L’amore egoisticale punta sulle cose, ma soprattutto sulle
persone. Quando due si prendono piacevolmente, si fanno
amici. L’amicizia parte dai tocchi personali; scocca la
presa vicendevole e si lancia sull’onda del piacere.
L’intensa interazione mette tutto in circolazione; ne viene
una intensa comunione fino a entrare in simbiosi morale:
l’uno vive dell’altro: è la comunione amicale egoisticale:
una autentica polveriera, con quella massa di morte viva
dell’amore che va accumulando. Basta una scintilla ed
ecco l’esplosione, l’incendio, la devastazione: da amici
per la pelle a nemici furibondi.
L’amore amicale già prima era odio inimicale. È una ineludibile
necessità, ma ancor più è una Paterna regolarità. Il

Padre come regola ai nostri giorni va disfacendo ogni
forma di comunione amicale egoisticale. Due soprattutto:
la sponsale e la genitoriale. Sulla sponsale continuiamo il
nostro esame. Chi non sa che l’unione sponsale è simbolo
dell’unione tra Cristo e la sua Chiesa? S.Paolo ha bene
intuito la cosa. Ma l’unione ecclesiale è sacrificale; la
sponsale non lo è; per questo Gesù pone come condizione
il disfacimento della comunione egoisticale: Chi ama il
marito o la moglie più di me, non è degno di me. Alla stessa
maniera è simbolo della unione fra il Padre e l’umanità
intera: è la sua Chiesa cattolica. Come mai prima ti fa su
il simbolo ed ora si diverte ad abbatterlo? Una unione
sponsale egoisticale non è il simbolo di quella Paterna, che
è sacrificale. Inoltre, non può tollerare una comunione
umana che spazza via completamente la comunione
cosciente con Dio. L’umana sostituisce e soppianta la divina.
Per questo ti fa saltare l’unione sponsale egoisticale e
ti fa scoppiare divorzi a catena. Il divorzio cosa fa?
Migliora o peggiora la situazione, avvia alla salvezza o
scaraventa in una paurosa rovina?
1) Il divorzio ha la sua Partenza nell’amore egoisticale.
Allo scoccare della scintilla è lo scoppio dell’odio
sponsale.
2) Tutta la dinamica del divorzio viene dall’odio. Lascio
immaginare a ciascuno la forza, la potenza galoppante
dell’odio sponsale che porta alla celebrazione civile del
divorzio. Non è più istintivo: è ragionato, è calcolato, è
nutrito e alimentato da una egoisticità che vuol giungere
a ogni costo alla vittoria di sé e allo schiacciamento
del nemico.
3) A divorzio ottenuto, l’amore egoisticale parte deciso a
formare un nuovo nido che ammantato di falsità vergognosa,

lo si sbatte in faccia al nemico per farlo bruciare
di invidia gelosa. Così un divorzio diventa la consacrazione
e la fissazione dell’odio sponsale. Non facciamo
fatica a chiamarlo l’anticamera infernale.
In vita non si ammette scioglimento di odio divorziale. Lo
vorrei sperare in morte. Ammettere ai sacramenti è l’ultimo
inganno. I sacramenti non si ricevono, ma si fanno.
Esempio: la comunione col sacrificale suo e mio. Allora
meglio l’amicizia egoisticale? No! Il divorzio è la messa
in scena della amicale comunione.

312

Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale nostro.
Sacrificale inimicale semplice: la presa egoisticale della
religione da cui esce odio religioso, tale per due motivi. Le
qualità di una religione egoisticizzata: tutta la verità,
assolutezza, infallibilità, intangibilità, esclusività della
salvezza. Con l’egoisticità una religione si chiude: toccata
da novità sprizza odio.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il vecchio
fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del dire egoisticale
ed ecco uscir fuori la preghiera del fare sacrificale. Gesù
vi si accosta pregandolo e vuole che altrettanto facciamo col
nostro. Quando pregate, voi dite: Padre nostro. Unica preghiera
sacrificale, tutta da fare. Bene appellato, bene collocato,
bene augurato, bene perorato: Venga il tuo Regno sacrificale
temporale ed eternale, tuo e nostro. Siamo al nostro. È nostro:
1) Il sacrificale cosmico (includiamo il meccanico)
2) Il sacrificale inimicale semplice: è l’odio di un nemico
personale. Lo fa su il Padre morendo. Ma si fa nemico
di un altro amandosi.
*) L’amore egoisticale non dimentica e non trascura un boccone
ambitissimo e squisitissimo: è la religione. Infatti esercita
la sua presa sulla religione. Non lo fa subito, ma non
appena la religione e ufficiale e personale ha realizzato la
sua consistenza. Alla presa segue un processo graduale di
egoisticizzazione, dal quale trae vita e consistenza un odio
che si qualifica religioso. L’odio religioso è il più crudele e
il più spietato che mai ci sia. È religioso per questo motivo:
1) L’odio è la morte viva dello spirito di amore Paterno
che è la sorgente assoluta e primaria di ogni religione.
È l’amore Paterno che dandosi da vivere a ogni creatura
incominciata, le unisce tutte in un’unica Chiesa universale
animata dalla religione Paterna.
2) Per un secondo motivo: l’odio è religioso perché parte
dalla religione egoisticizzata, e si anima di motivi prettamente
religiosi.
Una religione che si va egoisticizzando si copre di qualità
specifiche:
1) Totalità della verità: abbiamo sempre ripetuto che alla
morte di Giovanni evangelista la manifestazione del
vero si chiude: ma ecco che ai nostri giorni lo Pneuma
ti apre un capitolo nuovissimo che prende il nome di
visuato Paterno, di cui nessuno mai sapeva qualcosa.
2) Si veste di verità: assolutezza: mentre la verità è relativa
ai tempi in cui vive l’umanità. Per i tempi passati
c’era un inferno di fuoco. Per i tempi nuovi ecco lo
Pneuma che ti fa pronto un inferno rinnovato: inferno è
morte eterna dell’amore Paterno.
3) Di verità infallibile: infallibilità: senza sapere che una
Chiesa mantiene la capacità di egoisticizzarne una
buona parte. Così il male che mi faccio all’amore nessuno
me lo può sciogliere: solamente io mi assolvo dal
male all’amore mediante il mio triplice sacrificale:
quello che mi do al piacerale, quello che accetto dai
miei nemici e dal corpo mio.
4) Si veste di intangibilità: non si può toccare; ed ecco che
lo Pneuma col nuovo visuato Paterno ti tocca il vecchio
fideato e tutto lo rinnova.
5) Si veste di esclusività salvifica. Già Pietro nella prima
Chiesa l’aveva fatto: ‘Sotto il cielo non c’è alcun altro
nome in cui si possa ottenere la salvezza se non il nome
di Gesù’. Ma sotto il cielo c’è un altro nome che da
sempre è sorgente di salvezza: il Padre: prima, e più del
Figlio.
Tutto questo domanda una apertura; sempre l’ha domandata.
Nella ebraica di fronte a Gesù non c’è stata; una
chiusura totale; da qui l’odio religioso. Mi occorre di fronte
allo Pneuma un’apertura.

313

Decimo dono: pregare il sacrificale.
Venga il tuo Regno sacrificale: il nostro; l’inimicale semplice.
Gesù si accosta e tocca la egoisticità religiosa ebraica e
ne ottiene gradualmente lo svolgimento dell’odio: accende
l’umano, alimenta il religioso, divampa l’ecclesiale,
dilaga il dirigenziale, lo distrugge l’ufficiale. Solamente
l’odio religioso fu capace di eliminarlo.

Pneumatica magia quella del visuato Paterno che tocca il
vecchio fideato e tutto lo rinnova. Tocca la preghiera del
dire egoisticale ed ecco uscir fuori la preghiera del fare
sacrificale. Gesù si accosta al suo pregandolo, e vuole che
altrettanto facciamo con il nostro. Quando pregate, voi
dite: Padre nostro. Unica preghiera sacrificale, tutta da
fare. Bene appellato bene collocato, bene augurato, bene
perorato: ‘Venga il tuo Regno sacrificale temporale ed
eternale: il tuo e il nostro’. È nostro: il sacrificale cosmico.
Il sacrificale inimicale semplice: è l’odio personale. Il
nemico lo fa su il Padre morendo. Uno si fa nemico di un
altro semplicemente amandosi egoisticamente.
1) L’amore egoisticale esercita la presa sulle persone.
2) Non trascura la religione che è per lui un boccone
ambitissimo.
La prende e poi la va egoisticizzando e ne fa sorgente di un
odio religioso che è il più crudele e il più spietato. Vanno
comparendo i segni della egoisticità religiosa. Sono:
1) La totalità della verità.
2) La sua assolutezza.
3) La sua infallibilità.
4) La sua intangibilità.
5) La sua esclusività salvifica.
Il Figlio del Padre (che fa scoppiare l’odio della egoisticità
religiosa) viene in Gesù a fare il Figlio. Sceglie il
momento storico nel quale la Chiesa Paterna privilegiata:
l’ebraica, ha toccato il vertice della egoisticità religiosa.
(Liturgicamente: Nella pienezza dei tempi: dei tempi egoisticali)
Quella Chiesa racchiude in sé un potenziale sbalorditivo
di odio religioso. Al Figlio il compito delicato assai
di dare a quell’odio uno svolgimento ordinato e graduale.
Gesù lo fa nei tre ambiti di vita pubblica.
1) Con un primo intervento accende l’odio contro di sé
nella Pasqua del primo anno di vita pubblica. Lo fa in
Gerusalemme operando la pulizia templare. L’odio che
accende contro di sé è umano. Rispondendo alla interrogazione
anticipa l’esito finale: Distruggete pure questo
tempio, e io in tre giorni lo riedificherò.
2) L’odio che alimenta è religioso.
a) Toccato arrogandosi il diritto di perdonare i peccati
umani.
b) Tocca i pubblici peccatori, familiarizzando con essi.
c) Tocca il digiuno bisettimanale facendolo cadere.
d) Tocca il sabato, lasciandolo violare dai suoi e violandolo
Lui stesso, guarendo l’uomo dalla mano inaridita.
3) L’odio che dilaga è ecclesiale: fa scoppiare una incontrollata
emorragia ecclesiale: lo fa con i miracoli operati
sugli ammalati, accecati e morti. Lo fa con la parola.
Distoglie la gente con una parola nuova. La convoglia
in un unico volere nuovo: il sacrificale.
4) L’odio che divampa è dirigenziale: lo va a incontrare a
Gerusalemme con una tattica che ha del fantasma.
Aggredisce, demolisce e poi va via in tutta fretta. Il potere
dirigenziale vacilla paurosamente. A un mese dalla
morte fa scoppiare il suo odio furibondo. Il nemico è alle
porte: ti sa resuscitare un morto a poca distanza: 5 KM:
Lazzaro. L’emorragia ecclesiale è gravissima. Ma ecco
ufficializzata la domenica delle Palme; Lui si intronizza.
Emana un decreto: a voi sarà tolto il Regno; e poi invita
alla diserzione: Lasciateli, sono guide cieche.
5) L’odio che lo distrugge è ufficiale: nei tre anni di vita pubblica
si prepara il tranello finale: parla del Padre, parla del
Padre nostro, parla del Padre suo che l’ha inviato a fare il
Figlio metamorfosato e diventare il Figlio ecclesiato.
Gesù stesso fa scattare la trappola Paterno-Figliale.
Sollecitato fortemente da Caifa a confessarsi in assemblea
giudicante, Gesù produce la sua identità. L’odio religioso che
lo investe ha la sua copertura legale. È reo di morte. Nessun
odio l’avrebbe eliminato; solamente il religioso ha potuto
fare tanto. All’ebraica succede la cristiana. Non più Gesù, ma
lo Pneuma vi si accosta per toccarla. Ne uscirà amore o odio?